Cesare Pavese | Siempre llegas del mar…
Siempre llegas del mar
y tienes su voz ronca,siempre ojos secretosde agua viva entre zarzas,y frente baja, comocielo bajo de nubes.Cada vez revivescomo una cosa antiguay salvaje, que el corazónya sabía y se cierra.Cada vez un tirón,cada vez es la muerte.Combatimos siempre.Quien se decide al golpeha saboreado la muertey la lleva en la sangre.Como buenos enemigosque ya no se odian,tenemos una misma voz,una misma penay vivimos enfrentadosbajo un mísero cielo.Entre nosotros nadade trampas, nadade cosas inútiles -combatiremos siempre.Seguiremos combatiendo,combatiremos siempre,porque asediamos juntosel sueño de la muertey tenemos voz roncafrente baja y salvajey un idéntico cielo.Fuimos hechos para esto.Si uno cede al golpe,sigue una noche largaque no es tregua ni paz,ni muerte verdadera.No estás más, los brazosse debaten en vano.
Hasta que tiembla el corazón.Han dicho uno de tus nombres.Recomienza la muerte.Cosa ignota y salvaje,has renacido del mar.
Sempre vieni dal mare / e ne hai la voce ronca, / sempre hai occhi segreti / d'acqua viva tra i rovi, / e fronte bassa, come / cielo basso di nubi. / Ogni volta rivivi / come una cosa antica / e selvaggia, che il cuore / già sapeva e si serra. // Ogni volta è uno strappo, / ogni volta è la morte. / Noi sempre combattemmo. / Chi si risolve all'urto / ha gustato la morte / e la porta nel sangue. / Come buoni nemici / che non s'odiano più / noi abbiamo una stessa / voce, una stessa pena / e viviamo affrontati / sotto povero cielo. / Tra noi non insidie, / non inutili cose - / combatteremo sempre. // Combatteremo ancora, / combatteremo sempre, / perché cerchiamo il sonno / della morte affiancati, / e abbiamo voce roca / fronte bassa e selvaggia / e un identico cielo. / Fummo fatti per questo./ Se tu od io cede all'urto, / segue una notte lunga / che non è pace o tregua / e non è morte vera. / Tu non sei più. Le braccia / si dibattono invano. // Fin che ci trema il cuore. / Hanno detto un tuo nome. / Ricomincia la morte. / Cosa ignota e selvaggia / sei rinata dal mare.Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 1908-Turín, 1950), Verrà la morte e avrà il tuoi occhi. Poesie. Mondadori. Verona. 1969. Traducción: Jorge Aulicino.